Ma veniamo al resto dell’intervista. La prima domanda che il pubblico gli rivolge, naturalmente è come gli fosse venuta in mente, la creazione dei personaggi : Jean Claude e Richard. La sua risposta non si fa attendere. Dice che : “Jean Claude era già un personaggio pronto, completo. L’unica lotta che vi è stata è sulla sua origine. Lei lo voleva spagnolo, perché all’epoca lei parlava spagnolo. Poi ho ceduto tramutandolo in francese. Richard è stato creato per salvare Anita da Jean Claude, ma come avete notato non ha funzionato, doveva finire che i due convolavano a nozze è questo che avevo in mente, ma come avete potuto notare, mi sbagliavo (e qui scoppia una sonora risata) di grosso, sull’altare non ci sono finiti. Comunque i due personaggi saranno ancora nei libri, tutti e due i ragazzi, perché smettere se si può continuare questo dualismo!!”.
La seconda domanda che gli viene rivolta è a che età avesse iniziato a scrivere. Laurell ci dice sempre con quel suo smagliante sorriso, “Ho cominciato a scrivere a 12 anni e mezzo e i miei personaggi avevano la mia età. A 17 anni cominciavo a scrivere i primi manoscritti e a collezionare i primi rifiuti. Ho venduto il primo racconto a 20 anni, ho preso sul serio il scrivere molto da giovane”.
Chiede un'altra domanda, in risposta gli viene chiesto se ha in mente un finale per la sua saga. Ci pensa su un po’ Laurell e poi risponde : “No non ho in mente ancora il finale, dice proprio in italiano, FINALE (altre risate). Sono alla pubblicazione del mio tredicesimo libro in USA – Dance Macabre, e mi ha divertito scriverlo come mi ha divertito il quinto, il sesto e così via. Anche i libri se notate diventano sempre più lunghi, non è meglio per voi perché ci metto più tempo a scriverli e dovete aspettare di più. I libri troppo brevi non hanno gusto ad essere letti, una cosa che mi piace sapere e che voi potete mettervi tranquilli a leggervi, mentre io ne preparo un altro.
Un'altra domanda cade su cosa ci sia di uguale tra lei e Anita. Risponde dicendo : “Quando mi informavo sulle armi io dovevo utilizzare la mia mano, per provare le pistole. Ho quindi adattato diciamo la sua altezza con la mia e poi nella mia famiglia sono alta (scoppia una risata lei è bassa) ho uno zio perfino più basso di me, un'altra cosa tra di noi è la testardaggine, una volta che ho scelto la mia rotta, non la cambio. Quando ho cominciato a scrivere su di lei 10 anni fa le nostre vite sono cambiate, io ad esempio mi sono sposata e ho avuto una figlia, lei invece continua a fare vittime. Una mia amica mi dice che Anita era come me prima della terapia, un'altra mia amica invece dice che è come sono io dopo la terapia”.
Poi un’ultima domanda gli si chiede cosa ne pensa della guerra in Iraq. A questa domanda ne risente, ma credo solo perché in una situazione come quella fare domande sulla politica anche io la trovo stonante, è un momento così bello ed intenso, che credo la politica sia da tenere fuori portata. Risponde dopo un paio di secondi : “Questa domanda va oltre i miei libri. Sostengo che, i nostri soldati ritornino a casa sani e salvi cosa più importante, una cosa molto importante e che non succeda che, se i nostri militari e quelli italiani al rientro vengano incolpati di una decisione che non hanno preso loro. Mi fermo qui su questa domanda è dura trovare una risposta… Cominciamo a firmare le copie dei libri”.