Un grande ritrovamento è venuto fuori dall'archivio della Fabbrica di San Pietro: un disegno inedito di Michelangelo.
Il reperto sarà esposto per la prima volta al pubblico lunedi 10 dicembre e presentato dal presidente della Fabbrica, card. Angelo Comastri e da mons. Vittorio Lanzani.
Lo schizzo a sanguigna, che nella tradizione artistica definisce una particolare tecnica grafica, è uno strumento da disegno tra i più antichi. Essa è costituita da ematite, un minerale ferroso, ridotto in bastoncini e opportunamente appuntito con il quale si possono tracciare sulla carta segni dal caratteristico colore rossastro (da cui il nome di sanguigna), la cui scoperta viene anticipata oggi dall'Osservatore Romano, rappresenta ''una pianta parziale di uno dei pilastri radiali del tamburo della cupola di San Pietro, all'altezza della trabeazione sopra le colonne''. Si tratta, come spiega Vitale Zanchettin dell'ultimo disegno a noi noto di Michelangelo. Il grande artista era uso utilizzare schizzi come quello ritrovato per comunicare con i tagliapietra che avevano il compito di sbozzare i grandi blocchi di travertino utilizzati nella costruzione della Basilica. Dopo, questi blocchi venivano caricati su carri trainati da buoi e portati verso Roma. In alcuni casi, però, i proprietari dei terreni su cui passavano i carri protestavano e impedivano il passaggio: e' proprio uno di questi episodi ad aver permesso la conservazione dello schizzo di Michelangelo.
Il foglio venne infatti utilizzato per scrivere la brutta copia della lettera inviata dall'economo della fabbrica di San Pietro per intimare ai proprietari dei fondi di lasciare passare il carro con un blocco di travertino. Questa lettera, spiega Zanchettin, venne in seguito ricopiata in bella e spedita, mentre la brutta copia e' stata conservata fino a oggi nell'archivio della Fabbrica. Michelangelo lavoro' al cantiere della Basilica dal 1547 fino alla morte nel 1564, lasciando incompleta, anche se gia' ben avviata, la costruzione della cupola.
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