L'Aura: vi presento Demian

Abbiamo incontrato L'Aura alla vigilia dell'uscita del suo secondo album, intitolato "Demian", in arrivo a due anni dal suo album di debutto, "Okumuki", che ne ha rivelato il talento, facendone in breve tempo una star - anzi, una radio-star, per giocare col titolo del suo singolo d'esordio.


E' un fiume in piena L'Aura, piena dell'energia e dell'entusiasmo dei suoi 23 anni, già così intensi, tuttavia, di vita e di musica che non hanno comunque intaccato una freschezza e una spontaneità davvero rare.
Ha lavorato molto a questo disco, ci tiene, lo racconta volentieri, con passione e partecipazione... "Quando fai il tuo primo disco, magari con tanti pezzi scritti in periodi diversi e da assemblare, con nessuna esperienza discografica precedente, entri in sala di registrazione e... spesso è 'buona la prima'. Si tende a fare in fretta; non è che stanno a farti passare tanto tempo su dettagli, rifiniture. A questo secondo disco, invece, ho dedicato molta attenzione; ho potuto fare le cose al meglio."


13 canzoni (anticipate dal singolo "Non è una favola") del migliore pop, con echi rock, dove non mancano atmosfere rarefatte e addirittura una strizzata d'occhio alla musica antica (nell'iniziale "Le vent"),il cui filo conduttore è la dualità: bene e male, sogno e realtà, concretezza e spiritualità, gioia e dolore, speranza e disperazione...


Due sono anche le copertine del disco di cui il concept porta ancora la firma di L'aura: "Sì, è tutto mio. Anche quello è molto curato." Due anche le lingue in cui L'Aura canta, da sempre: italiano e inglese (che padroneggia perfettamente anche grazie ad alcuni anni trascorsi negli U.S.A., in California): "l'inglese lo preferisco per una questione di suono... L'italiano è più difficile... però se trovi la strada giusta, vengono fuori cose bellissime!"


"Demian" è ispirato, non solo nel titolo, all'ominimo romanzo di Herman Hesse, che rappresenta una specie di guida onirica all'interno del disco: "Sì, è una storia strana: ho incontrato questa persona, da cui tutto è partito, circa un anno fa. Non riuscivo a tenere a mente il suo nome e un giorno, senza sapere né come né perché, l'ho chiamato Demian. Lui ne fu molto sorpreso perché quello era anche il titolo del suo libro preferito. Così me l'ha regalato, perché lo leggessi. E ci ho trovato dentro davvero tante cose, tanti riferimenti..." "E' strano, perché il romanzo non è esattamente il mio genere preferito. Per la vita che faccio, il poco tempo che ho, sono lenta con la lettura dei romanzi; poi ho poca attenzione e mi riesce difficile seguirli bene. Io scrivo poesie e sono più portata al tempo, alla forma delle poesie, anche se so che sono un genere con poco mercato, purtroppo..."
Ama Leopardi e Ungaretti, fra gli italiani e Allen Ginzberg fra gli stranieri: "Prima leggevo molto Baudelaire e Rimbaud... Ero un po' dark. Poi sono cresciuta e ho cominciato a trovarli un po' deprimenti..."


Questo lavoro può vantare alcune 'amichevoli partecipazioni' di tutto rispetto: dal direttore dorchestra e produttore Adriano Pennino, a Georgeanne Kalweit, ex vocalist dei Delta V, nel duetto di "Turn Around", a Max Zanotti dei Deasonika, seconda voce nel brano E per te. Manca, forse, all'appello Ivan Segreto, con cui L'Aura ha tenuto una serie di concerti in passato: "Ivan in quel momento era impegnato con il proprio disco e gli stava nascendo una bambina... Ma sono molto contenta della collaborazione con Max Zanotti: ha una voce davvero meravigliosa. La cosa è nata quasi per caso: io conosco il suo chitarrista e produttore da anni. Poi c'è stato Sanremo 2006, e in questa specie di 'ritiro' pre-festival si erano formati dei gruppetti, com'è naturale che avvenga. Il mio era composto da Cristicchi, Ivan Segreto Deasonika e L'aura e lì abbiamo approfondito la conoscenza."


Sia nel primo sinogolo, "Non è una favola" che in "Beware! The modern eye!" si ritrova una sorta di J'accuse verso la vacuità del successo, dello strapotere dell'immagine, da cui L'Aura sembra sapersi difendere: "Ho la fortuna di avere 2 genitori molto concreti che mi hanno dato un'educazione altrettanto concreta; che mi hanno sempre sostenuta ma anche tenuta coi piedi ben saldi a terra... cosa che per me è facile, perché non frequento molto i "colleghi". Frequento gente come me... non subisco il fascino delle grandi star".

In "The doors" si parla di tarocchi... "sì. Non me li hanno mai fatti, ma una persona molto cara me ne ha regalato un mazzo, e mi ha insegnato un po' di cose. Manon sono comunque capace. Le immagini dei tarocchi, però, sono delle chiavi di lettura del mondo. Quelle classiche seguono il percorso dell'uomo e il concetto mi piace molto".
Quanto al ricorrente paragone con Elisa che ha caratterizzato i suoi esordi, L'Aura è serena: "Quando entri in un discorso di casa discografica è difficile poter essere completamente se stessi. Il compromesso è d'obbligo. Diverso è se ti autoproduci... Ma questo disco mi piace. E' come lo volevo. C'è molto di me. Non so se 'mi rappresenta', ma, in fondo, cosa ci rappresenta davvero?"