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Da www.corriere.it:
«È spettacolo, in tv solo pugni finti, siamo come Bud Spencer» Wrestler sfidano ministro:macché bullismo
Gli atleti al contrattacco dopo le critiche di Fioroni
ROMA — «Il wrestling non produce bullismo». I campioni di questo sport-spettacolo, che da qualche anno dilaga in Italia, non ci stanno a recitare la parte dei cattivi. Così respingono le critiche del ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, che ha individuato tra le cause della recrudescenza del bullismo nelle scuole il wrestling, i reality show e i videogames, e ha chiesto di «smetterla con l'ipocrisia del bollino» in tv. Sono molto giovani questi atleti- attori che fingono sull'arena di darsele di santa ragione. Si travestono ma si allenano anche, hanno fisici d'acciaio e altezze vertiginose. Federico Di Stefano, 25 anni, quattro volte campione italiano, è da oltre sei che pratica e promuove il wrestling in Italia. Spiega: «È estremamente facile mettere la croce addosso a qualcuno senza approfondire. Il nostro è uno spettacolo sportivo, lo diciamo sempre durante lo show. Le botte sono finte. Se la cosa è ben spiegata non c'è rischio di emulazione. Se invece, e questo è il punto, si mette un bimbo solo davanti alla tv, senza filtri, qualche rischio si corre». Marcello Crescenti, 22 anni, quando si maschera è Fire Angel, angelo di fuoco. Fa parte della New Wrestling Evolution, la nuova federazione sportiva che riunisce i campioni europei che si battono con le stelle americane. Lui non nega che «i bambini siano portati all'emulazione.
Quello che affermo con certezza è che siamo impegnati, anche nelle scuole, a dire sempre che si tratta di uno spettacolo e a spiegare che nessuna mossa va mai imitata. I bambini lo sanno e ci seguono. Noi siamo come i supereroi, ma in carne ed ossa. Solo che le nostre storie non sono vere e i ragazzi lo sanno». Forse all'inizio qualche rischio in più c'era, aggiunge Salvatore Turchi, 21 anni, che nel wrestling è Thunder Storm, tempesta di tuono «ma da un paio di anni la cultura di questo sport-spettacolo si è fatta anche in Italia. Che dire di omicidi in prima serata, serial killer, trasmissioni violente a ogni ora? E siamo noi i colpevoli?». Allo stesso modo pensa il commentatore di Italia 1 Giacomo Valenti, che segue e racconta gli incontri in onda la domenica alle 11. «Noi proponiamo questo show sempre in modo divertente, ironico, dissacrante — dice —.. E' assurdo demonizzare uno spettacolo che non ha molto di diverso dai cazzotti di Bud Spencer e Terence Hill. Io li vedevo da bambino e ridevo. Non sono mai andato in giro a dare botte». Tutte queste belle parole però non bastano a tranquillizzare le mamme. E i dubbi degli esperti restano. «Sono d'accordo con Fioroni», dice la presidente dell'associazione dei genitori Moige, Maria Rita Munizzi. Che però è disposta a fare autocritica. «È anche colpa nostra. Vogliamo bambini violenti? Ci stiamo riuscendo. Vogliamo ragazzi che non distinguono finzione e realtà? Ce la stiamo mettendo tutta. Dobbiamo controllare di più e smetterla di comprare gadget che arrivano dal mercato americano senza nessuno spirito critico». Quello che lo psicologo dell'età evolutiva Federico Bianchi di Castelbianco teme di più è la «spettacolarizzazione» del bullismo. Il vantarsi, il mostrare agli altri le proprie «prodezze». Ecco in che cosa «il wrestling per i più piccoli e i reality show per gli adolescenti fanno male ai nostri figli — spiega —. Soprattutto il reality, perché almeno nel wrestling si sa che è tutto finto. Nel reality invece le emozioni vengono prodotte e spettacolarizzate facendole passare per vere. E' invece è tutto finto, anche lì».
17 dicembre 2006
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