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Una verità che fa male

Di fronte a un documento che sconvolge la sua vita da vincente Mario non ha negato, non ha ammesso, si è riservato di commentare dopo la lettura degli atti

Nome in codice Maria. Il pozzo delle vergogne dell'Operacion Puerto è profondo settemila pagine raccolte in 23 faldoni. E là sul fondo, dove il fango è più limaccioso, emergono una tabella del 2002 e un numero di telefono che legano in modo difficilmente equivocabile Mario Cipollini a Eufemiano Fuentes. Quell'anno il campione più amato e rappresentativo del nostro ciclismo recente, amico e commentatore della Gazzetta, entrò nella leggenda vincendo la Milano-Sanremo e il titolo mondiale a Zolder. C'è il fondato sospetto che ci sia riuscito con il potente aiuto dello stregone spagnolo del doping e di ogni pratica proibita conosciuta all'epoca. Di fronte a un documento che sconvolge la sua vita da vincente, Mario non ha negato, non ha ammesso, si è riservato di commentare dopo la lettura degli atti. Nel giorno più nero, è un suo diritto. In attesa di chiarimenti resta tuttavia in noi, che gli abbiamo voluto e gli vogliamo bene, il dolore profondo più che lo sbigottimento, un'attesa vuota di spiegazione, un intimo brivido di imbarazzo. Tutto questo e di più, ma onestamente non la sorpresa.

SENZA PROVE — E' ormai evidente ciò che si era a lungo sospettato senza prove decisive. Per un'epoca intera, come dice Lance Armstrong, il doping è stato per il ciclismo un fatto endemico, orrendamente ordinario "come l'aria nel tubolare e l'acqua nelle borracce». Mario è stato soltanto il più veloce, il più alto, il più biondo, il più simpatico e il più bello. Gli altri facevano esattamente come lui con minore successo e ci aggrappiamo all'idea che, a parità di doping, ha comunque vinto il migliore. Ma è un discorso puramente affettivo, non razionale: l'imbroglio non ammette mai controprova. Che fare dunque? Cancellare ogni ordine d'arrivo e palmares? Non avrebbe senso. Non si finirebbe mai. Il ciclismo può e deve rinascere dal fondo che ha toccato se è vero — lo assicura sempre Armstrong, come non credergli? — che "con il passaporto biologico ci avrebbero beccati tutti". Oggi più ancora di ieri la Gazzetta abbraccia e appoggia con forza la proposta della Wada per una commissione di verità e riconciliazione. Chi ha qualcosa da confessare, e oltre a Cipollini potrebbero essere quasi tutti, trovi il coraggio di farlo subito, accettando l'umiliazione ma risparmiandosi sanzioni postume. Cerchiamo verità, appunto, non vendetta.

ANDIAMO A FONDO — Ciò detto, questa ricerca dolorosa e tenace non può valere solo per il ciclismo, lo sport che meglio di altri ha saputo farsi male da solo. Per sei lunghi anni, le carte dell'Operacion Puerto sono rimaste inguattate nei capaci cassetti della giustizia madrilena. E' mai possibile che in settemila pagine sia riconoscibile solo il nome di un italiano e mai di uno spagnolo? E' concepibile che l'unico atleta iberico incastrato sin dall'inizio in questa faccenda, il ciclista Alejandro Valverde, sia stato perseguito (con grande merito) dall'ufficio inchieste del nostro Coni? Dal terribile elenco di Fuentes sta emergendo — e che fatica! — la squadra di calcio della Real Sociedad. Pesce piccolo, tutto sommato. E' ancora credibile sostenere che i reprobi siano solo gli eroi del pedale? Infine, è mai possibile che soltanto la Gazzetta abbia in sorte di scovare, con l'enorme pena che comporta, una tabella galeotta e un numero di telefono ben conosciuto? Suvvia, giudici, poliziotti e colleghi d'ogni nazione: andiamo in fondo a questa storia. E non prendiamoci per i fondelli.

Andrea Monti

Fonte: gazzetta


27/07/2014 21:59
 
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SUPERSAGGIO
Nibali trionfa al Tour de France, che la festa cominci.
Il racconto di un'impresa


Dal Pirata allo Squalo, in Francia regna di nuovo un italiano



Il tricolore sventola sulla Tour Eiffel. Vincenzo Nibali ha vinto il Tour de France, 16 anni dopo Marco Pantani. Nibali è il settimo italiano a vincere la Grande Boucle ed entra nel club dei grandissimi avendo in bacheca anche Il Giro d'Italia e la Vuelta di Spagna. Come lui nomi che sono LA Storia: Eddy Merckx, Bernard Hinault, Jacques Anquetil, Alberto Contador, Felice Gimondi. Nibali ha vinto un Tour diverso, forse, ma pur sempre la corsa a tappe più importante del mondo. Pesano su tutto i ritiri di Froome e Contador che, alla partenza, erano considerati i due principali favoriti. Lo Squalo dello Stretto era considerato il primo degli outsider. Alla fine però Nibali ha conquistato tutti, soprattutto i francesi: ha pedalato da esperto sul pavè, ha dominato le montagne con una vittoria sui Volschi, una sulle Alpi e il capolavoro sui Pirenei ed è andato forte anche a cronometro. Inoltre si è rilevato un vero padrone della corsa nei momenti chiave.

La dichiarazione. Papà Nibali: "E' una gioia immensa, ho i brividi"
"E' una gioia immensa, una gioia senza fine, ho i brividi in tutto il corpo": lo afferma Salvatore Nibali, il papà di Vincenzo, commentando dagli Champs Elysees, l'exploit del figlio al Tour de France. Circondato dalla moglie, dai parenti e dagli amici, Salvatore Nibali ha aggiunto: "Lo sapevo fin dall'inizio che si sarebbe arrivati a questo punto, da quando aveva 14 anni, dalla sua prima gara". "Non è una meraviglia, è una gioia enorme", ha concluso il signor Salvatore, ringraziando tutti "immensamente".

Sorella Nibali, voglio in regalo una maglia gialla
"Come regalo da Vincenzo voglio una delle maglie gialle. Dovrebbe venire qui ad agosto forse il 20 e ci sarà una grande festa". Lo ha detto Carmen Nibali, sorella di Vincenzo, che si trova in Municipio a Messina insieme agli altri tifosi per festeggiare il ciclista messinese. "Ho sempre avuto - prosegue - un ottimo rapporto con mio fratello, é sempre stato molto determinato e testardo". "Un episodio curioso - prosegue - è avvenuto quando aveva 10 anni e gli hanno rubato una delle prime bici: è scoppiato a piangere. Non smetteva più era disperato e mio padre gli ha dovuto comprare un'altra bici. Mio padre lo segue da quando era piccolo perché anche lui è appassionato di bici quando a tredici anni Vincenzo voleva smettere gli ha dato uno schiaffo e mio fratello ha reagito ed è di nuovo salito sulle due ruote. Questa è la vittoria più bella sono sempre stata sicura che avrebbe vinto perché è un grande campione".

Rosticcere Messina crea arancino Nibali, tutto giallo
"I genitori di Vincenzo hanno il negozio accanto al mio. Conosco Nibali da piccolo. Stasera per lui ho organizzato una grande festa nel mio locale e ho creato un arancino con il suo nome e dal colore giallo come la maglia del tour: l'arancino Nibali Tour de France". Lo dice Salvatore Famulari titolare dell'omonima rosticceria in via Cesare Battisti a Messina che fa oltre 37 tipi di arancini. Per l'occasione ha anche creato l'arancino Nibali che tra l'altro non è il primo dedicato al grande campione perché quando il ciclista messinese ha vinto il giro d'Italia ne ha creato uno rosa come la maglia. "Nell'arancino per il Tour che è molto buono - spiega - c'è salmone, rucola e formaggio. Sono sicuro che questa sera andrà a ruba''.

Team manager Astana: "Nibali era pronto per vincere"
"Non ci sono parole. E' uno dei giorni più belli della mia vita. Una grande vittoria": il team manager di Astana, Alexandre Vinokourov, non contiene l'emozione in attesa della passerella finale di Nibali sulla linea d'arrivo del Tour. "Dopo il Giro d'Italia, Vincenzo era pronto mentalmente per conquistare il Tour - ha detto all'Ansa il team manager, sottolineando che in Francia "siamo venuti per vincere". E "penso che oggi lui abbia molta fiducia nella squadra. Da noi ha trovato il supporto che cercava". L'ex corridore ha anche ricordato la vecchia amicizia che lo lega al siciliano. "Tra noi - ha detto - ci sono anzitutto amicizia e profondo rispetto tra corridori".

Come Merckx e Gimondi vincendo tre grandi giri
L'analisi. Di Adolfo Fantaccini


Le isole Eolie sullo sfondo e lui che si divertiva a sfrecciare a 45 orari con il vento contrario, nei pressi di Villafranca Tirrena, primo Comune fuori dal comprensorio messinese. Quasi un dispetto alla divinità dei venti e all'arcipelago cui ha dato il nome. E' lì che suo padre si rese conto di avere un campione in casa, in grado di vincere le grandi corse a tappe. Vincenzo Nibali ha sempre amato le sfide difficili, per questo ha deciso di volersi affiancare a quella che viene considerata un po' come la 'Hall of fame' del ciclismo, la cinquina di corridori che hanno vinto le tre grandi corse a tappe: Giro, Tour e Vuelta. Non una cinquina qualunque, ma vere e proprie leggende: Eddy Merckx, Bernard Hinault, Jacques Anquetil, Alberto Contador, Felice Gimondi. Stili diversi, epoche diverse.

Enzino da Messina ce l'ha fatta e adesso che la storia è riscritta si prepara a riabbracciare la moglie Rachele e la piccola Emma, ai piedi dell'Arco di Trionfo, che lo aspettano per la passerella finale. Poco più di un anno fa, sul podio di Brescia, alla fine della trionfale cavalcata nel Giro d'Italia, era talmente emozionato che non riuscì a cantare l'inno di Mameli. Guardava sua madre Giovanna Romano e suo padre Turi, ma pensava a suo nonno Vincenzo, dal quale ha preso il nome. Fu lui a regalargli il primo triciclo. Chi lo avrebbe detto che sarebbe diventato una leggenda del ciclismo? Nibali ha costruito la propria vittoria giorno dopo giorno, preparandosi bene, mettendosi dietro alla moto del fido Paolo Slongo, sul Passo San Pellegrino.

"Io faccio Froome e tu mi corri dietro...", gli diceva, ed Enzino a pedalare in apnea, a 1.900 metri d'altezza. Come sono lontane le Eolie. Nibali è un mostro di tattica, di strategia: studia gli avversari, carpisce le loro debolezze e le trasforma in energia produttiva per la propria bici. Voleva diventare invincibile, inattaccabile, c'è riuscito, acquisendo la sicurezza degli audaci e ricalcando le orme di Felice Gimondi. Non ha il fuoco dentro di Pantani, ma la capacità di trasformare le corse impossibili - fra Alpi e Pirenei - quasi in una kermesse cicloturistica. Un campione vero, misurato, come il bergamasco Gimondi. Mai una parola fuori posto, una frase di troppo. Ha stravinto il Giro d'Italia 2013, ha dominato il Tour de France, convincendo anche i francesi. Nessuno avrà più il coraggio di dirgli che ha vinto, perché erano assenti Froome e Contador, entrambi ritirati per cadute, ma già staccati dallo 'Squalo dello Stretto'.

Il Tour di Nibali è stato strategicamente perfetto, la sua condotta di gara intelligente, sicura, aggressiva e, allo stesso tempo, misurata. La sua vittoria rappresenta qualcosa di prezioso per un ciclismo in cerca di nuovi protagonisti. Non eroi per caso, ma uomini veri, onesti. A casa Nibali, in quel di Messina, c'e' la foto di Enzino su un triciclo e suo nonno la mostra con orgoglio, vantandosi di averglielo regalato lui. La sua più grande vittoria si chiama Emma, nata alla fine di febbraio, Nibali la tiene come una pietra preziosa. E' uno dei pochi svaghi di una vita serena, senza eccessi, da campione autentico, senza tatuaggi né creste. Nibali ha il volto dell'Italia che resiste e spera. A Messina, intanto, lo aspettano con la 'maillot jaune'. Assieme ai familiari ci saranno anche due amici speciali: uno si occuperà della produzione di granite al caffè con panna, un altro degli arancini 'Nibali'. Dopo quello rosa, in occasione della vittoria al Giro d'Italia dell'anno scorso, quest'anno ne ha preparato uno rigorosamente di giallo. E non poteva essere altrimenti.



Mamma Pantani, felice per Nibali ora lo aspetto
"Sono felice per Nibali, e' stato bravo. Ora lo aspetto a braccia aperte. Sono stata io a farlo vincere? No, no, è stato bravo lui". Questa la dichiarazione di Tonina Pantani, mamma di Marco, ospite all'Est Film Festival di Montefiascone, giunto all'ottava edizione e diffusa dall'ufficio stampa Iceman Management. In contemporanea con la penultima tappa del Tour de France, che ha visto Nibali ancora protagonista, Tonina e Pino Roncucci, storico direttore sportivo che scoprì Pantani giovanissimo nel team Giacobazzi, hanno partecipato ad un incontro pubblico a cui ha preso parte anche Carlo Campili della Iceman Management, l'agenzia che cura l'immagine della famiglia del Pirata. Nibali aveva annunciato che in caso di vittoria del Tour avrebbe regalato la maglia gialla a Tonina, visto che proprio Tonina, in occasione del decennale della morte di Marco, aveva donato la maglia gialla di Marco proprio a Nibali.

Malagò, campione che onora tutto sport italiano
"Un campione straordinario che fa onore a tutto lo sport italiano. Vincenzo Nibali ci sta regalando con un favoloso Tour de France gioie immense di cui tutti noi dobbiamo essere orgogliosi". E' il messaggio che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, invia a Nibali, atteso domani alla passerella trionfale a Parigi. "A lui, alla Federazione e al suo presidente Renato Di Rocco - dice il capo dello sport italiano - va il nostro plauso per aver fatto rivivere agli italiani dopo tanti anni giornate memorabili che domani lo porteranno ad alzare le braccia trionfanti agli Champs-Elysées. Lo aspetto al Coni non appena con i suoi impegni potrà venire a Roma".

Il giorno della crono. Nibali: "Non è un sogno, ho vinto davvero"
"Non è un sogno, ho vinto davvero". Vincenzo Nibali sembra aver bisogno di un pizzicotto per realizzare di aver finalmente conquistato il Tour de France. Lo 'squalo dello Stretto', quarto nella cronometro che rappresentava l'ultimo ostacolo verso Parigi, ha divorato la Grande Boucle con l'autorevolezza del campione e domani, nella passerella sui Campi Elisi, potrà serenamente pedalare con indosso la maglia gialla e un flute di champagne in mano. "Sono contento, sarà il momento più bello della corsa, con l'Arco di Trionfo e la premiazione - confessa il corridore messinese dell'Astana -. L'emozione di arrivare a Parigi è da pelle d'oca, inspiegabile. Quando sono venuto qui per disputare il primo Tour della mia carriera sono rimasto stregato dall'atmosfera dell'ultima giornata, dal giro d'onore, dal tifo della gente... E' un po' tutto irreale, devo abituarmi lentamente. Il pensiero di aver vestito la maglia gialla dalla seconda giornata fino alla fine è stato logorante, non è stato facile per niente. Ora voglio godermi questi momenti con la mia famiglia e con i miei amici". Un pensiero, però, lo riserva a Marco Pantani, l'ultimo trionfatore italiano nella corsa a tappe più prestigiosa del Mondo: "Quando lui vinceva ero ragazzino. Sua mamma mi ha regalato la sua maglia gialla e quando tornerò, come promesso, le porterò la mia". Una maglia che Nibali ha difeso con intelligenza, attaccando nei momenti giusti, sul pavé e nella crono, su Alpi e Pirenei. Nulla hanno potuto gli avversari rimasti in gara (dopo i ritiri di peso di Froome e Contador). Lo spagnolo Alejandro Valverde non riuscirà a salire nemmeno sul podio, scalzato dai francesi Jean-Christophe Peraud e Thibaut Pinot entrambi più veloci nella cronometro di 54km da Bergerac a Perigueux vinta dallo specialista tedesco Tony Martin (al secondo successo personale dopo quello centrato nella 9/a frazione). "Il quarto posto nella crono è un risultato che mi soddisfa, è stata una buona prestazione. C'era un po' di tensione perché non era una prova semplice visto che c'erano molti rettilinei, falsi piani, e poca salita - sottolinea Nibali dopo aver tagliato il traguardo -. Non vedevo l'ora di arrivare. Era una crono in cui volevo dimostrare di poter far bene, e sono contento del quarto tempo, ora il mio pensiero è per domani". Quando Parigi celebrerà il suo nuovo re.

Fonte: ANSA


03/08/2014 12:51
 
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Mistero Pantani, 10 anni dopo la morte del Pirata riaperto il caso: "Non si suicidò".

Pm indagano su omicidio con alterazione di cadavere e luoghi



Si indaga per omicidio nella morte di Marco Pantani, il campione di Cesenatico trovato privo di vita nella camera del residence 'Le Rose' a Rimini la sera di San Valentino di dieci anni fa, 14 febbraio 2004. I genitori non hanno mai creduto all'ipotesi del suicidio, la mamma Tonina Belletti lo ha ribadito in tante circostanze e interviste, ha presentato esposti assistita dall'avvocato Antonio De Rensis, e ora la Procura ha riaperto il caso. L'ipotesi è che il 'Pirata' non sia deceduto "come conseguenza accidentale di overdose", come fu stabilito in origine, ma che sia stato ammazzato. In particolare a persuadere il procuratore capo Paolo Giovagnoli sarebbe la perizia medico legale eseguita per conto della famiglia dal professor Francesco Maria Avato: "Le ferite sul corpo di Marco Pantani - scrive, secondo quanto riporta la Repubblica - non sono autoprocurate, ma opera di terzi".

La Gazzetta dello Sport rileva che il campione, vincitore di Giro d'Italia e Tour de France nel '98, sarebbe stato picchiato e costretto a bere la cocaina mentre era nella propria stanza d'albergo; le grandi quantità di stupefacente trovate nel suo corpo si possono assumere solo se diluite in acqua. La nuova ipotesi della Procura, a quanto trapela, sarebbe quella di 'omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi'. Il fascicolo dell'indagine bis, su cui vige un riserbo assoluto, è stato affidato al pm Elisa Milocco; è stato iscritto nel registro delle notizie di reato e al momento non ci sono indagati. "Sulla morte di Marco ho ancora tanti dubbi che vorrei fossero chiariti", aveva detto la mamma in una recente intervista. "Ho letto i faldoni del Tribunale e ci sono scritte cose non vere. Marco non era solo nel residence; con lui potevano esserci più persone. Ha chiamato i carabinieri, parlando di persone che gli davano fastidio, e dopo un'ora è stato trovato morto.

Nella sua stanza sono stati trovati alcuni giubbotti che aveva lasciato a Milano, dal momento che, quando era arrivato in quell'albergo, non aveva bagaglio. Chiedo la riapertura del processo perché voglio spiegazioni, ricevere risposte. Secondo me Marco aveva pestato i piedi a qualcuno, perché lui quello che pensava diceva: parlava di doping, diceva che il doping esiste". "Marco non tornerà mai - aggiungeva, tutt'altro che rassegnata - ma io aspetto ancora la verità, su Rimini come su Madonna di Campiglio". Il 10 novembre di tre anni fa la Cassazione aveva assolto "perché il fatto non costituisce reato" il presunto pusher di Pantani, imputato di averne provocato la morte con la vendita di cocaina purissima.



La madre: "16 anni fa il Tour, ora caso riaperto per omicidio" - "Sedici anni fa, 2 agosto Marco vinceva il Tour e quest'anno, a 10 anni della sua morte, mentre Cesenatico festeggiava la sua notte gialla non più dedicata a lui vi dò una notizia. A tutti i tifosi e a quelli che hanno creduto e voluto bene al mio Marco,il caso è aperto per omicidio". Così su Fb la mamma del Pirata, Tonina.

Il messaggio, in riferimento alla decisione della Procura di Rimini di avviare una nuova inchiesta sulla morte del campione romagnolo, è stato scritto nella notte, circa sette ore fa. Nel giro di poche ore al messaggio sono stati aggiunti 640 'Mi piace', una ottantina di condivisioni e un centinaio di commenti, nella maggior parte di speranza per la soluzione del caso e di incoraggiamento alla famiglia.

Procura Rimini, indagine è atto dovuto - "Abbiamo appena ricevuto le carte presentate dai familiari e aperto un'indagine. E' un atto dovuto quando arriva un esposto-denuncia per omicidio volontario. Leggeremo le carte, se ci sarà l'esigenza di indagini chiederemo al Gip". Così all'ANSA il procuratore Paolo Giovagnoli sulla riapertura dell'inchiesta sulla morte di Pantani.

Su cadavere Pantani ipostasi a volto, torace, gambe - Il cadavere di Marco Pantani fu trovato la sera del 14 febbraio 2004 nella camera da letto, su piano rialzato, in un appartamento al quinto piano del residence ''Le Rose'' di Rimini. La salma, presenti ufficiali di polizia giudiziaria, fu ispezionata da un medico della Asl di Rimini. Secondo quanto risulta in atti giudiziari, il cadavere era ''prono, sul pavimento, al lato destro del letto''; presentava ''vistose macchie ipostatiche sul volto, sul torace e sulle gambe''. Il medico legale rilevo' ''lievi escoriazioni sul capo, uscita di sostanza ematica dalle narici'', conseguenza della ''probabile lesione del setto nasale''. Il cadavere presentava, inoltre, alcuni particolari, descritti nei verbali della polizia: ''un tatuaggio raffigurante un diavoletti di colore rosso con forcone e una nuvoletta sul braccio destro; un tatuaggio raffigurante una faccia e una rosa sulla regione pettorale sinistra''. Una ''vistosa chiazza di sostanza presumibilmente ematica'', infine, fu rilevata ''sul pavimento, in corrispondenza del volto del cadavere''.

Fonte: ANSA


28/08/2014 14:08
 
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Ciclismo: morto ex ct azzurro Alfredo Martini
Aveva 93 anni. Cassani: 'Orgoglioso della sua fiducia'




E' morto l'ex ct azzurro del ciclismo Alfredo Martini. Lo comunica all'Ansa il presidente della Federciclismo, Renato Di Rocco. Martini aveva 93 anni.

Cassani: 'Orgoglioso della sua fiducia'
"Il complimento più bello ricevuto è essermi sentito dire che ero l'uomo di Alfredo Martini. Sono sempre stato orgoglioso di questo, Io non ero un campione ma Martini mi ha dato la maglia azzurra 9 volte e mi ha fatto diventare il suo uomo di fiducia. posso dire che è stato la figura più bella, più importante, più seria del ciclismo italiano": è commosso il ricordo che il ct del ciclismo, Davide Cassani fa di Alfredo Martini. "L'ho visto poco tempo fa in occasione dell'ultima tappa del Tour, per la premiazione di Nibali - ricorda Cassani a Sky - Sono andato a trovarlo a casa, era stanco e faceva fatica a parlare, ma mi stringeva la mano come se mi volesse dire che era comunque vicino a me e che io rimanevo uno dei suoi".

Fonte: ANSA


28/05/2017 18:58
 
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Giro 100, 21ª tappa: Dumoulin re. Quintana 2°, Nibali 3°

Nella crono finale da Monza a Milano l'olandese chiude alle spalle del
connazionale Van Emden rimontando i rivali e conquistando così la sua prima Corsa Rosa.
Il colombiano precede il siciliano sul podio per soli 9". Pinot 4° e Zakarin 5°



Più forte del tempo, degli avversari e della pressione di un pronostico che lo voleva favorito assoluto alla vigilia dell'ultima prova, Tom Dumoulin chiude 2° nella cronometro decisiva - Monza-Milano, 29.3 km, 21ª e ultima tappa di questa edizione - conquistando così il Giro d'Italia del centenario, che è anche il suo primo trionfo in carriera in un grande giro. Niente da fare per Quintana, Nibali e Pinot, diretti avversari rimasti in gara fino all'ultimo nella corsa al Trofeo Senza Fine: dopo più di tre settimane serratissime e tiratissime, però, è Tom Dumoulin il nuovo re in rosa. Il colombiano della Movistar paga 1'24" nella prova contro il tempo di oggi e vede così cancellato il vantaggio di 53" con cui si presentava sul rivale, chiudendo al 2° posto il suo Giro. La rimonta di Vincenzo Nibali nella generale si ferma a soli 9" da Quintana: il siciliano centra il podio rosa al termine di una tappa gagliarda. Non convincente la frazione di Pinot, annunciato come uno degli outsider più insidiosi in questa crono e invece crollato a 1'27" dal 33'23" di Dumoulin. Medaglia di legno per lui davanti al russo Zakarin, 5°, e a Domenico Pozzovivo, 6°.

CLASSIFICA GENERALE — 1. Tom DUMOULIN (Ola, Sunweb) 90h34'54"; 2. Quintana (Col, Movistar) a 31"; 3. Nibali (Bahrain-Merida) a 40"; 4. Pinot (Fra) a 1'17"; 5. Zakarin (Rus) a 1'56"; 6. Pozzovivo a 3'11"; 7. Mollema (Ola) a 3'41"; 8. Jungels (Lus) a 7'04"; 9. Yates (Gb) a 8'10"; 10. Formolo a 15'17".

LE ALTRE MAGLIE — Maglia Ciclamino: Fernando GAVIRIA (Col, Quick-Step Floors). Maglia azzurra: Mikel LANDA (Spa, Team Sky). Maglia bianca: Bob JUNGELS (Lus, Quick-Step Floors).

IL VINCITORE DI TAPPA — A conquistare la tappa un altro olandese, Jon Van Emden (Team Lotto Nl-Jumbo), giunto primo sul traguardo con il tempo finale di 33'08", a oltre 53km/h di media. Van Emden è stato campione nazionale di specialità nel 2010 e al Sagrantino era giunto 8° sul traguardo.

La classifica di tappa: 1. Jos VAN EMDEN (Ola, Lotto Nl-Jumbo) in 33'08"; 2. Dumoulin (Ola, Sunweb) a 15", 3. Quinziato (Bmc) a 27"; 4. Kiryenka a 31"; 5. Rosskopf a 35"; 6. Barta a 39"; 7. Preidler a 51"; 8. Jungels a 54"; 9. Tratnik a 56"; 10. Amador a 1'02".

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport


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Giro 100, 21ª tappa: Dumoulin re. Quintana 2°, Nibali 3°

Nella crono finale da Monza a Milano l'olandese chiude alle spalle del
connazionale Van Emden rimontando i rivali e conquistando così la sua prima Corsa Rosa.
Il colombiano precede il siciliano sul podio per soli 9". Pinot 4° e Zakarin 5°



Più forte del tempo, degli avversari e della pressione di un pronostico che lo voleva favorito assoluto alla vigilia dell'ultima prova, Tom Dumoulin chiude 2° nella cronometro decisiva - Monza-Milano, 29.3 km, 21ª e ultima tappa di questa edizione - conquistando così il Giro d'Italia del centenario, che è anche il suo primo trionfo in carriera in un grande giro. Niente da fare per Quintana, Nibali e Pinot, diretti avversari rimasti in gara fino all'ultimo nella corsa al Trofeo Senza Fine: dopo più di tre settimane serratissime e tiratissime, però, è Tom Dumoulin il nuovo re in rosa. Il colombiano della Movistar paga 1'24" nella prova contro il tempo di oggi e vede così cancellato il vantaggio di 53" con cui si presentava sul rivale, chiudendo al 2° posto il suo Giro. La rimonta di Vincenzo Nibali nella generale si ferma a soli 9" da Quintana: il siciliano centra il podio rosa al termine di una tappa gagliarda. Non convincente la frazione di Pinot, annunciato come uno degli outsider più insidiosi in questa crono e invece crollato a 1'27" dal 33'23" di Dumoulin. Medaglia di legno per lui davanti al russo Zakarin, 5°, e a Domenico Pozzovivo, 6°.

CLASSIFICA GENERALE — 1. Tom DUMOULIN (Ola, Sunweb) 90h34'54"; 2. Quintana (Col, Movistar) a 31"; 3. Nibali (Bahrain-Merida) a 40"; 4. Pinot (Fra) a 1'17"; 5. Zakarin (Rus) a 1'56"; 6. Pozzovivo a 3'11"; 7. Mollema (Ola) a 3'41"; 8. Jungels (Lus) a 7'04"; 9. Yates (Gb) a 8'10"; 10. Formolo a 15'17".

LE ALTRE MAGLIE — Maglia Ciclamino: Fernando GAVIRIA (Col, Quick-Step Floors). Maglia azzurra: Mikel LANDA (Spa, Team Sky). Maglia bianca: Bob JUNGELS (Lus, Quick-Step Floors).

IL VINCITORE DI TAPPA — A conquistare la tappa un altro olandese, Jon Van Emden (Team Lotto Nl-Jumbo), giunto primo sul traguardo con il tempo finale di 33'08", a oltre 53km/h di media. Van Emden è stato campione nazionale di specialità nel 2010 e al Sagrantino era giunto 8° sul traguardo.

La classifica di tappa: 1. Jos VAN EMDEN (Ola, Lotto Nl-Jumbo) in 33'08"; 2. Dumoulin (Ola, Sunweb) a 15", 3. Quinziato (Bmc) a 27"; 4. Kiryenka a 31"; 5. Rosskopf a 35"; 6. Barta a 39"; 7. Preidler a 51"; 8. Jungels a 54"; 9. Tratnik a 56"; 10. Amador a 1'02".

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport


17/08/2019 16:29
 
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SUPERSAGGIO
È morto per un malore Felice Gimondi
Stava facendo un bagno nelle acque di Giardini Naxos




È morto Felice Gimondi. L'ex campione italiano di ciclismo è deceduto per un malore mentre faceva il bagno nelle acque di Giardini Naxos. Gimondi, che avrebbe compiuto 77 anni il prossimo 26 settembre, si trovava nella zona della spiaggia di Recanati quando si è sentito male. La notizia è stata confermata dai carabinieri. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte di alcuni bagnanti e dei medici del 118. L'omaggio sentito del cannibale Eddie Merckx: "Stavolta perdo io".

Gimondi, in vacanza insieme alla famiglia, era ospite di una struttura alberghiera di Giardini Naxos, la località turistica del messinese nei pressi di Taormina. Quando si è sentito male stava facendo il bagno. Nello specchio d'acqua è intervenuta anche una motovedetta della Guardia Costiera, ma tutti i tentativi di rianimarlo da parte dei medici sono stati inutili. L'ex campione italiano di ciclismo, che era sofferente di cuore, secondo i soccorritori sarebbe morto per un infarto. Professionista dal 1965 al 1979, Felice Gimondi è stato uno dei sette corridori ad aver vinto tutti e tre i grandi Giri, cioè Giro d'Italia (per tre volte, nel 1967, 1969 e 1976), Tour de France (nel 1965) e Vuelta a Espana (nel 1968).

Cassani, è stato unico idolo nella mia vita "Ho avuto un solo idolo nella mia vita: Felice Gimondi. Ogni volta che lo vedevo era un'emozione perché quando ti innamori di un campione è per tutta la vita. Sei stato un grande Felice". Così il ct della Nazionale di ciclismo, Davide Cassani, ricorda su Twitter il campione scomparso a Giardini Naxos, vittima di un malore mentre faceva il bagno. (ANSA).



Motta: "Un colpo durissimo" - "E' un colpo durissimo che mi lascia senza parole. Eravamo nemici sempre, ma c'era grande rispetto per l'uomo, per l'atleta e per il rivale". Così Gianni Motta, al telefono con l'ANSA, commenta la scomparsa di Felice Gimondi. "Con lui e ne va un pezzo della storia d'Italia e anche della mia - prosegue Motta -. Eravamo entrambi nati poveri e siamo cresciuti a forza di colpi sui pedali. Eravamo rivali, litigavamo - ricorda -. Una volta lo chiamai e gli dissi basta litigare, Felice, pensiamo solo a correre".

Fonte: ANSA


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