Pechino, Amnesty chiede «Luce sui Giochi»
Se il comitato olimpico britannico ha fatto firmare agli atleti che parteciperanno alle Olimpiadi di Pechino un documento che vieta qualsiasi commento su «questioni politiche sensibili», ci pensa Amnesty International a rifare «luce sui Giochi». Alla vigilia dell’evento sportivo dell’anno, si fa forte la pressione al silenzio sui punti dolenti del governo cinese.
Dalla censura all’informazione ai diritti umani negati, dalla questione tibetana ai divieti religiosi: dall’8 agosto in poi tutto è tabù. Nonostante la Cina si sia impegnata di fronte al Comitato Olimpico Internazionale a sviluppare, proprio in occasione dei Giochi, la tutela dei diritti umani. A ricordarglielo c’è la campagna lanciata da Amnesty che, a sei mesi, dall’accensione della fiaccola olimpica non vede miglioramenti nell’orizzonte cinese.
Sono quattro le richieste lanciate al governo cinese: «Adottare provvedimenti che riducano significativamente l’applicazione della pena di morte, come primo passo verso la sua completa abolizione; applicare tutte le forme di detenzione in accordo con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani e introdurre misure che tutelino il diritto a un processo equo e prevengano la tortura; garantire piena libertà d’azione ai difensori dei diritti umani, ponendo fine a minacce, intimidazioni, arresti e condanne nei loro confronti; porre fine alla censura, soprattutto nei confronti degli utenti di Internet».
Non si tratta di casi generici o sconosciuti, ci sono nomi e cognomi. È il caso di Chen Guangeheng, condannato a 4 anni di carcere perché ha difeso chi vuole avere figli senza il permesso del governo; quello di Shi Tao, condannato a 10 anni di carcere per aver inviato una mail in cui citava una disposizione del governo che ordinava ai mass media di dare poca rilevanza all’anniversario della repressione di piazza Tienanmen; quello di Ye Guozhu, condannato a 4 anni di carcere per aver denunciato gli sfratti forzati; o ancora Bu Dongwei, condannato ai lavori forzati e torturato perché aveva in casa opuscoli religiosi. Per loro, Amnesty ha realizzato delle
cartoline che ognuno di noi può indirizzare al governo cinese, sperando di illuminarlo.
www.unita.it/view.asp?IDcontent=72833[Modificato da speedy13 12/02/2008 13:49]